La nostra escursione di oggi.

Ci piace ricordare che quando salì al potere, Mussolini sciolse tutte le organizzazioni che usavano la parola “club” (poiché straniera), incluso il Club Alpino Siciliano, le cui proprietà vennero assegnate a quello che nel Ventennio si chiamava il Centro Alpinistico Italiano. Fu solo dopo la cacciata dei fascisti che il CAS poté rinascere.

Vi invitiamo anche a leggere l’articolo di Pietro Lacasella pubblicato oggi su L’Altramontagna. Eccone alcuni passaggi significativi:

“Ciò che con il 25 aprile 1945 doveva esaurirsi si è in realtà dimostrato una pianta infestante, difficile da estirpare. Per questo oggi abbiamo il dovere di ricordare quei ragazzi e quelle ragazze che salirono in montagna o agirono nell’ombra delle città, nella speranza di costruire un futuro più onesto e tollerante. (…)
La scelta di molti fu spiegata in modo esemplare da Ettore Castiglioni: “Il vero alpinista non può essere fascista, perché le due manifestazioni sono antitetiche nella loro più profonda essenza. L’alpinismo è libertà, è orgoglio ed esaltazione del proprio essere, del proprio io come individuo sovrano (…): il fascismo è ubbidienza, è disciplina, è annullamento della propria individualità nella pluralità e nella promiscuità amorfa della massa, è abdicazione della propria volontà e sottomissione alla volontà altrui”. (…)
Dobbiamo anche noi “fare la nostra parte”, perché spesso i boschi più sani sono prevalentemente diversificati: allo stesso modo una società capace di parlare al plurale, e quindi rispettosa degli altrui diritti, è una società più prospera e forte. Anche questo ci ha insegnato la Resistenza.”

Buon 25 aprile!